Ne esistono parecchie varietà ottenute per incroci, a fruttificazione scalare, cioè di tipo precoce, medio o tardivo. Le foglie sono molto più grandi di quelle del mirtillo nostrano, ma ugualmente ingialliscono e si arrossano per poi cadere in autunno. I fiori sono invece uguali a quelli del mirtillo europeo, bianchi con una sfumatura rosa, riuniti in grappoli. Autofertile, ma aiutato dall’impollinazione a opera degli insetti. I frutti nero-azzurri, pruinosi, maturano in genere fra giugno e luglio, e sono di dimensioni leggermente maggiori.
Consigli di coltivazione
Si coltiva su terreni sciolti, sabbiosi, acidi, ricchi di sostanza organica. Resiste nel Nord Italia anche a temperature di –15 °C. La concimazione dev’essere abbondante, con un prodotto specifico per piante acidofile da frutto. La potatura consiste nel taglio solo dei rami che si seccano o si spezzano.
Da non dimenticare
Si riproduce per talea, sia legnosa che erbacea, utilizzando un radicante ormonale, e si pianta in terra dopo due-tre anni, quando la nuova piantina è ben radicata. Le piantine vanno messe a dimora in quadrato, a una distanza di circa 1,5 m.